Quel giorno decisi che era tempo di agire! Da troppo tempo ormai i men che meno sempiterni mastri costruttori ed i giovani apprendisti non lavoravano più alla costruzione del vicino maniero e ormai si favellava che alfine il ricco padrone delle terre tanto ricco più non fosse e avesse lasciato al suo disio le mura non concluse.
Ora la vista deturpata dal volgare scempio incompiuto si fece abitudine per il feudo e tutti qui dunque ce ne facemmo una ragione ma per la grazia divina i rumori molesti no! Vuolsi che durante le piogge invernali e primaverili le opere atte a disperdere i fantasiosi guizzi non fossero terminate e ordunque la piovana trovasse a modo suo la strada obbligata dalla gravità, cadendo fragorosamente sulle impalcature lasciate dai distratti artigiani. Questo fatto increscioso facea che, dopo una pioggia, per una notte e un giorno nel il feudo rimbombassero cavernosi i rumori dei nefasti sgocciolii, fastidiosi durante il buio ma via via attutiti e quindi dispersi nell'oblio del giorno di sole seguente.
Ma il fato maligno decise per una primavera monsonica che martoriò le lande di incessanti piogge per settimane e mesi, al che poscia il nefando rumore perpetrasse senza fine alcuna: durante le notti di sonno perdute cercai di capire come porre rimedio ed un pomeriggio di tregua piovana sellai la cavalcatura e armato alla moda bellica del tempo mi incamminai verso la perigliosa missione del porre fine alle chiassose disgrazie, che già questa terra ne ha ben donde in ogni acro coltivato "cum canis et allarmen, sine grano salis".
Durante la marcia di avvicinamento al maniero recitai le preghiere di rito e pensai tosto ai sodali nobili vicini,et strano trovai loro diniego e disinteresse alla vicenda, forse che le popolazioni avessero assunto ampollosi miscugli stregoneschi per non sentire rumore alcuno? o piuttosto ormai da generazioni assuefatti che le orecchie tramutate a meri sostegni per gli strumenti oculari? solo il cielo potrà rispondere.
Giunto che fui alla vista del desolato maniero ne studiai tosto la struttura indi per trovare un varco nelle mura agevole al punto da non recare disturbo alle mie ginocchia doloranti: trovatolo entrai lasciando alle spalle le paure per la battaglia e mi incamminai con l'orecchio teso alla ricerca della fonte del noioso ciarlare in forma di goccia cadente.
Dopo peregrinazioni nellle dimenticate stanze alfine trovai l'arcano che si presentò in forma di caduta libera di piovane gocce dal tetto inconcluso, caduta bruscamente arrestata dalle lignee travi su cui arditi manovali si inerpicavano per lavorare lungo i possenti muri di cinta.
Dimentico ormai dei perigliosi tragitti mi gettai sulla struttura risalendo faticosamente tra ferri e legni e giunto che fui ad elevata altezza, tale da accostar mano ad uno degli alti sostegni che arrestavano così fragorosamente l'acqua, con forza erculea sollevai e spostai di lato il pesante tronco lavorato come a passerella cosicchè il liquido elemento potesse raggiungere intonso la base dello maniero dove morbida e silenziosa terrà aspettava di essere inumidita.
Senza ritardo alcuno il rumore cessò e d inspirai profondamente il nuovo ritrovato silenzio prima di apprestarmi al ritorno in patria natia, trionfante e acclamato dai familiari: non senza un trofeo di guerra magnificato in un solido e squadrato asse ligneo, sempre utile nei mestieri del focolare finalmente sereno.
(si devo assolutamente smettere di leggere storie medievali...)