domenica 27 settembre 2009

Native Kingdoms



Ho provato diversi browser negli ultimi tempi, visto che ho mollato ikariam (che mi faceva schifo, oltre a portarmi via un sacco di tempo perchè ero anche capo-ally..) e visto che ho fatto le vacanze troppo lunghe e mi hanno cancellato l'acco in warwide (ci son rimasto così male che credo di non tornare più a giocare..). Cmnq mi sono concentrato sui giochi stranieri e/o di nicchia, evitando la gameforge e altre multinazionali sputtanate di quel tipo.

tra i tanti che ho provato ne salvo alcuni, ma quello che mi ha colpito di più per la sua originalità e la sua vicinanza con i vecchi gdr da tavolo, è Native Kingdoms.

Questo browser game è una specie di gioco di ruolo nel quale vi dovrete calare nei panni di un indigeno del centro america (ai tempi di maya e atzechi per capirci). la differenza sostanziale con gli altri giochi è che qui non sarete un individuo con le sue città da gestire e che poi si allea con altri individui e ruba risorse ai nemici. qui ogni giocatore è una persona che deve fare fronte alle cose di tutti i giorni (rapportate all'ambientazione) nel tentativo di sopravvivere (bisogna mangiare altrimenti si MUORE..) e di fare soldi per migliorare il suo status. ogni player viene piazzato in una città in modo casuale (ma può cambiarla, anche se non prima di arrivare al livello1) e deve necessariamente collaborare con gli altri per migliorare l'economia della città e fare in modo di avere tutte i prodotti di cui si ha bisogno, per difenderla dai briganti, per organizzare spedizioni commerciali (o di razzia) nelle altre città, ecc..

il gioco si sviluppa in modo molto lento (potete fare pochissime cose in una giornata, quindi davvero uno ci può dedicare 5 minuti al giorno) e ci vuole molto per accrescere il personaggio, ma il gioco prevede una serie enorme di opportunità (ovviamente non nei primissimi livelli..) tipo fare i briganti, i mercanti, le guardie cittadine, gli agricoltori (con diversi tipi di colture), i raccoglitori, lavorare come braccianti nei campi altrui, aprire una taverna e vendere cibo a chi non ne produce o a chi non ne trova sul mercato, e nei livelli più alti anche lavorare le materie prime e quindi produrre farina, utensili, armi, fare i macellai, ecc.. nonchè fare il sindaco, il sacerdote, e altri lavori di gestione che sono ad elezione.

insomma, è un gioco che a molti potrà sembrare palloso, ma in realtà se uno ci dedica per un po' di tempo 5 minuti al giorno, quando arriva ad un livello decente si diverte molto e vi assicuro che fare scelte giuste di sviluppo del personaggio in base anche all'andamento del mercato e allo sviluppo della città, dà soddisfazione quasi come se uno nella vita reale decidesse di aprire un attività in previsione di un boom del settore e poi ci beccasse davvero.
tra l'altro il dominio in italiano non è aperto da tanto tempo e infatti le città sono tutte composte da gente di livelli molto bassi, quindi è un momento perfetto per iscriversi. è inoltre un gioco che punta molto sull'aspetto sociale, quindi se uno vuole, ci può perdere molto più tempo chiacchierando nelle varie taverne, imparando anche cose nuove, stringendo amicizie e guadagnandosi trattamenti di favore per gli scambi commerciali.. insomma, come nella realtà, le possibilità sono davvero infinite.

quando vi registrate ricordatevi di scrivere che vi sponsorizza pikkio, così mi danno 10 soldi (che però si riprendono se mollate il gioco..), poi clikkate su forum/faq e andate nella sezione biblioteca del forum. leggetevi subito almeno la guida per il livello 0 e calcolate che in massimo 2 settimane passate al livello 1 e iniziate a coltivare il vostro campo, quindi aspettate di arrivare a quello prima di decidere se vi piace, perchè il livello 0 è proprio una palla e non rispecchia per niente il gioco come è più avanti. ;)

sabato 18 luglio 2009

Bacci

Come sempre io, topo di biblioteca nella più assoluta disinformazione, ho scoperto un autore per caso. Guardando tra le novità mi cade l'occhio sulla frase di copertina "dal passato un nuovo caso per Bacci Pagano".
Apro, sfoglio, leggo le note di copertina quasi senza capirle, mi ispira: porto a casa.
Solo dopo apprendo che l'autore è ligure, che il libro racconta di una nuova indagine dell'investigatore Bacci (io ci metterei l'accento su quella i) , personaggio inventato con radici più o meno profonde nel passato autobiografico del signor Morchio da Genova.
Non vi starò a dire quanto questo libro sia bello e quanto adesso mi trattenga dal cercare di leggere di corsa i precedenti capitoli dell'investigatore Bacci trasalendo il mio accordo/metodo implicito con la biblioteca circa l'assoluta casualità nel prendere in prestito libri.
Posso invece dire che molto del libro "Rossoamaro" è per tutti ma credo che solo chi abbia una famiglia ligure o abbia trascorso qualche anno in loro compagnia possa davvero apprezzare certe frasi e non è semplice spiegare come queste parole suscitino ricordi ed emozioni tanto intensi nella mia mente.

"Continuava a scrollare la testa con ostinazione. «Se fossi in te lascerei perdere. Mi sembra uno di quei giochi da fare in tre e due andarsene.»
Quella espressione mi riportò indietro nel tempo e fece riemergere ricordi dal sapore amarognolo. Quando era in buona, la ripeteva sempre mia madre. Lo faceva con me, mio padre e mio nonno Baciccia ogni volta che ci avventuravamo in animate discussioni su questioni irrilevanti, delle quali non saremmo mai venuti a capo, ma che infondevano calore e significato al fatto di vivere nella stessa casa."

mercoledì 15 luglio 2009

L'amaro calice della politica locale

Occuparsi delle proprie questioni, quand'anche siano delle rogne mostruose porta a compiere azioni e reazioni che sfociano in soddifazioni o delusioni.
Occuparsi di questioni che non riguardano solo se stessi o la propria famiglia apre delle strade tortuose e immonde che sono difficili, non tanto da percorrere quanto da considerare poi chiuse bene o male.
Avete mai provato ad occuparvi di politica locale, del paese o di un'associazione o semplicemente come è capitato a me del vostro condominio? Al di fuori di ogni luogo comune, ma non avrete mai una soddisfazione piena, forse nemmeno parziale perchè inizierete a fare progetti, telefonate, lettere, ordire trame, contattare conoscenti e conoscere situazioni altrimenti ignote... insomma metterete in piedi un percorso, lo definirete, organizzerete una festa o un lavoro o una qualsiasi cosa, ci metterete la faccia oltre che l'entusiasmo! E poi?
Poi alcuni o forse molti non apprezzeranno, la quasi totalità delle persone per cui avrete lavorato non comprenderà il mazzo che vi siete fatto e anzi volgerà l'attenzione a quello che manca, a ciò che non sta bene, perchè quando le cose non si fanno per se stessi non sono mai, mai tutti daccordo a remare in una direzione, ognuno vuole l'acqua nel proprio mulino, la botte ubriaca o forse la moglie, non importa.
Dunque, comunque vadano le cose ci saranno scontenti, ci saranno altri litigi, altre questioni e pochi o nessuno avrà da fare dei complimenti: la pacca sulla spalla ve la potete dare da soli e andare a dormire che tanto non avrete soddisfazioni!
Ora posso capire quelli che lo fanno per mestiere e che comunque portano a casa la pagnotta per ciò che fanno, senza mettere in mezzo quelli che ne approfittano e quelli che sopra ci costruiscono fortune, ma quelli che lo fanno per la loro coscienza, per il senso del bello e del giusto, perchè vogliono imporre una scelta collettiva o solo perchè si sentono gli unici ad avere un barlume di coraggio ed iniziativa... perchè? ma non fareste meglio a stare a casa vostra ad evitarvi il mal di pancia?
Ah io non mi ci metto più, guardate non mi fermo più nemmeno una volta a sentire i vostri problemi, anche se mi riguardassero per un unghia io non ci sto più!
Fino a domani almeno...

Hei voi per strada, vi siete fatti male, c'è bisogno? aspetta che ci penso io a organizzare quel...
Aspetta aspetta, ho io delle idee per quel giornale...
no, secondo me potremmo fare così...

No, lo si fa per la propria coscienza perchè in fondo si spera sempre che qualcosa nasca o cresca per merito vostro anche se nessuno se ne accorge e poi perchè noi altri fatti così non riusciamo a stare a guardare, per ambizione o solo perchè siamo esseri sociali, o forse perchè in fondo vorremmo essere ricordati da più persone possibili e come uomini di buon cuore.

sabato 11 luglio 2009

Problemi tecnici

Dialogo tipico tra l'utente ed il gestore; telefonata a carico dell'utente dal costo di quasi un euro al minuto (se telefoni per abbonarti il numero è gratuito, se poi hai dei problemi paghi anche per segnalarli)
G:“Centrale di Sassari, interventi tecnici avanzati. Buongiorno sono Efisio come posso aiutarla?”
U: “Salve, senta ho un problema: sono davanti al casello di Milano ma la sbarra della barriera non vuole saperne di alzarsi. Tra l'altro io avevo già chiamato ieri segnalando il problema non mi avete fatto sapere nulla” (scatto alla risposta e 30 secondi di conversazione: 1 euro e rotti)
G:“Verifichiamo subito, attenda....”
U: “...”(un altro minutino, un paio di euro)
G:“Senta qui i tecnici ieri hanno chiuso la sua segnalazione perchè dicono che invece è tutto ok”
U: “ma come ok? e poi come hanno fatto a vedere che fosse tutto a posto mentre io non stavo nemmeno davanti al casello scusi?”(dling, dling)
G:“Beh se l'hanno scritto sarà così, del resto guardi io qui da Sassari centro la vedo perfettamente quindi per noi è tutto ok: quindi il problema è suo!”
U: “Senta non scherziamo...”(ormai sono 5 minuti e 6 o 7 euros)
G:“No guardi io stoverificando che lei è lì al casello e non vuole entrare, sicuramente è colpa della sua auto”
U: “Guardi voi rispondete sempre così ma si da il caso che io abbia due auto differenti ed entrambe non passino la barriera!!!”
G:“Ah ma allora il problema è suo: deve riprovare a entrare ma non guidi lei, si faccia portare da in amico...”
U: “ma vaffan*****”(15 minuti- tempo massimo)
La telefonata si interrompe o perchè è giunta al limite di tempo prefissato o più facilmmente perchè il povero U. ha finito il credito telefonico e sta pensando che un mese di abbonamento alle autostrade gli costa 30 euro e le telefonate all'assistenza 50 o più.

Assurdo vero? impensabile? non esiste una cosa del genere? Invece esiste eccome: sostituite le autostrade alla linea adsl, l'automobile al vostro modem, il gestore strade ad un qualsiasi operatore internet isp!
E adesso provate a unire i puntini...

sabato 27 giugno 2009

il condominio

Inauguro ua nuova sezione/etichetta del blog: la chiamo italianità per descrivere i modi di vivere le cose che accadono in ogni luogo ma che noi abitanti dello stivale riusciamo in qualche modo a rendere differenti, strani o divertenti, patetici o frustranti.
Le situazioni in cui sembra, a volte sul serio, che in Italia si faccia del proprio meglio o peggio.

Inziamo con un classico? Mi è capitato proprio in questi giorni...
Siamo capaci di grandi coesioni, mettiamo insieme quartieri, città, società, partiti, social network e gilde complicate nei giochi online, poi ci perdiamo completamente quando si tratta di mettere daccordo dieci teste in un condominio!
«Per un amministratore che deve rimanere in carica 3 mesi prendiamo quello che costa meno? »
“No!”
«Perchè?»
“Perchè non mi è simpatico!”

oh my goodness

domenica 21 giugno 2009

I Giocatori..quelli un po' traviati da travian

Come avevamo detto in tag ho finalmente creato il nostro gruppo su facebook :P
si chiama "I Giocatori..quelli un po' traviati da travian" e abbiamo già on line le foto di Bologna (ringraziamo Stefano! ^-^ )...xò siamo un po' pochini :( ho provato a chiedere in giro a persone che potevano essere interessate che esiste il nostro gruppo ma pare che siano tutti un po' allergici a facebook come Marco! ^^'' (e cmq....ennesimo appello: dai Marco! iscriviti a facebook!! XDD ahahahahah..prima o poi ti convinciamo vedrai ;P )

...cmq iscrivetevi dai!! ^-^ ..e invitate un po' di gente che avete in lista di travian o che sentite in msn o in travian...se no non ha senso di esistere questo gruppo XD

ah!..ho modificato un po' la descrizione del gruppo..xò se avete idee su come modificare o cosa scrivere dite pure ;)

..e...ci serve un immagine xò non sò che dimensioni servono..qualcuno ne ha idea?così poi mettiamo Pikkio al lavoro e metto anche l'immagine al gruppo che così è + carino e attira l'attenzione quando appare tra le news in primo piano :P

giovedì 21 maggio 2009

L'alchimia del pane

Non è che dobbiamo trasformarlo in un blog di ricette, ce ne sono talmente tanti... però vi racconto la storia del mio pane.

Ho iniziato a panificare con i consigli di mia madre, insuperata cuoca sperimentatrice che un giorno della sua vita ha smesso di comprare i quattro salti in padella ed i salti in cucina si è messa a farli lei. Io l'ho seguita a ruota anche perchè ho iniziato presto (per la nostra epoca) a vivere da solo e non ho mai apprezzato la cucina del single moderno fatta di precotti e predigeriti.
Insomma tra i tanti trucchi mi feci spiegare il pane: all'inizio rimase un mistero, ricordo ancora la prima pagnotta che poteva tranquillamente essere usata nelle fondazioni di un grattacielo da tanto era rigida, poi con il tempo e le prove anche io sono riuscito a farmi il pane in casa con acqua, farina, cubetti di lievito e lavoro di braccia.
Con la macchina son capaci tutti di impastare, il bello è picchiare la massa con le mani sulla spianatoia: rilassa e sfoga!
In questi ultimi mesi ho fatto un salto di qualità enorme: dopo un corso tenuto da un panettiere che serve il notro gas (il gruppo di acquisto cui aderisco e dove ho trovato tante occasioni per una spesa ed una cucina sana, biologica ed ecologica, soprattutto buona) ho portato a casa buoni consigli su come creare il lievito in casa, poi ho studiato libri e internet e mi sono dato da fare.
I metodi sono principalmente due: la biga è una pasta lievitante che si crea con acqua farina ed un minuscolo pezzettino di lievito di birra che fa da starter, e la pasta madre (non a caso chiamata così) che è solo acqua e farina ed un poco di ingredienti segreti, chi mette lo zucchero, chi il malto, chi dello yogurt.
La pasta madre è una rivoluzione in cucina: da quando la fai cambia tutto perchè è come un figlio. In effetti è un essere vivente, o meglio una casa farinosa per tanti esserini, enzimi e batteri catturati nell'aria, che vivono e vegetano nel lievito.
Ogni qualche giorno si devono nutrire con acqua e farina ed in cambio scolpiscono la loro casetta lievitante e la rafforzano sempre un po' di più...insomma non si ha più il coraggio di buttare via se non serve più..infatti ci sono persone che si tramandano il lievito da generazioni!
Io sono più pratico e penso che manterrò in vita il mio lievito finchè non vado in vacanza, tanto poi lo posso sempre ricreare: la cos afondamentale è che ho fatto del pane che è buonissimo e forse nessuno o pochi di voi hanno in bocca il sapore del pane lievitato naturlamente che è mille volte diverso da quello che si compra in panetteria (in tutta Italia forse 10 panettieri in tutto hanno ancora la voglia e il coraggio di usare la pasta madre e non i lieviti industriali).
So che sapore e odore nelle foto non arrivano ma ecco la mia produzione di domenica:


Il pane rappresenta una alchimia moderna, o meglio senza tempo: si coniugano fisica e chimica, passione e intelligenza, esperienza e fantasia. Crearlo dal nulla è come dare vita alla materia, mangiarne i risultati poi è come prendere la vita della materia e farla di nuovo nostra in un ciclo continuo di sapori, odori e piaceri.
Un hobby con tendenze egocentriche o un modo di appassionarsi alla vita?

mercoledì 6 maggio 2009

Quanti anni hai... quanti me ne dai...

Quanti anni vi date?
Qualche giorno fa facevo un discorso da bar con un barista (non è forse il massimo fare un discorso da osteria con un oste?), probabilmente un discorso che ogni generazione di uomini, le donne non credo, fa: insomma si diceva che abbiamo un'età, quella tra gli 'enta e gli 'anta, in cui si pensa a quando si era ragazzini o adolescenti e si guardavano quelli della nostra attuale età e li si vedevano vecchi vecchi vecchi... stranamente non abbiamo mai ricordi di quanto vecchi si valutassero quelli vecchi per davvero, mentre noi ora non ci sentiamo così anziani, anzi ancora giovincelli.
Nel fare certi discorsi profondi mi viene chiesto:“ma te quanti anni hai?” ed io come sempre per rispondere a questa domanda faccio, credo, la figura di Homer Simpson che medita con il suo unico neurone che conta mentre le altre cellule dicono “birra, Birra, BIRRA”: io per rispondere alla mia età devo sempre pensarci un po' perchè non me la ricordo mai d'acchito, devo sempre pensare all'anno di nascita e poi fare i conti...ogni tanto sparo nel mezzo sbagliando magari di un anno o due. Non mi dispiace affatto che la mia mente vaghi in questa maniera perchè significa per me che gli anni che scorrono non sono una cosa cui pensare, tanto meno un patema... per lo meno adesso.
Insomma ci devo riflettere, ma come darmi torto? E' chiaro che son confuso: proprio lo stesso giorno dopo il bar e l'ufficio sono andato a correre sotto la pioggia, incappucciato nella mantellina: a due km dalla fine smette di piovere ed io tolgo il cappuccio, slaccio la mantellina fino al collo e lascio a 'mo di vela la mantella che si gonfia dietro di me nel vento autoprodotto dalle mie falcate. Alzo le mani alle spalle e vado avanti così per un po' simolando un supereroe volante, non so bene quale se Sperman, Superpippo, o CapitanVentosa in ordine di cretinaggine (facevo anche il rumore del vento come il giallo persnaggio televisivo)... quanti anni dovrei darmi? intendo l'età... quelli di ricovero psichiatrico sarebbero troppi.

p.s. sto leggendo "il signor malaussene": avevo letto altro di Pennac ma questo è davvero incredibile, è un libro che potrebbe contenere le citazioni da usare per tutta una vita!

martedì 21 aprile 2009

C'è stra... e stra...

Sempre di corsa in ogni senso: di corsa a scrivere qualcosa e di corsa sull'asfalto.
A proposito, ho concentrato in 20 giorni due manifestazioni podistiche di un certo interesse, una bella ed una meno bella, una lenta ed una meno lenta.
Il 5 di Aprile ho preso parte alla mia prima Stramilano: oltre 6000 partecipanti, grande festa per le strade meneghine anche se gli autoctoni quando si tratta di stare fermi con l'auto perchè, udite, qualcuno ha la precedenza passando a piedi, ci rimangono davvero malissimo e non possono fare altro che attaccarsi al loro beneamato clacson, anche se io li farei attaccare a qualcos'altro di beneamato e più famoso....bella corsa, buona organizzazione anche se costa caro iscriversi nonostante una bella magliettina in premio. Peccato per il tempo perchè fino a 5 minuti prima della partenza eravamo in pieno inverno ed io mi sono vestito di conseguenza, poi d'un tratto ha fatto capilono la primavera, durata peraltro una settimana prima di ridarci quel bel tempo monsonico, e insomma io son partito troppo vestito e dopo poco tempo già sudavo troppo: al km 12 ho capito che non avrei concluso nulla di buono ed ho tirato fino al 17 dove è arrivato il muro con conseguente passeggiatina di qualche centinaio di metri e poi una tirata solo con la testa per meritare almeno la medaglia di finisher (2 ore e 17 secondi).
Il 19 di aprile invece mi sono cimentato nella Stragenova: stavolta sono andato vestito leggero ma di primavera nemmeno l'ombra, solo tanta pioggia! Un bene comunque perchè altrimenti sarebbe stato un gran caldo, infatti ho corso molto bene (record personale 1 ora e e 41 minuti - nei primi 500 su oltre 1000 partecipanti). Per fortuna non ho ancora deciso di lasciare a casa la mia cintura porta borraccia perchè qui invece l'organizzazione è stata davvero poca cosa, costa meno ok ma una magliettina bruttina che è già rotta, rifornimnti assurdi con i bicchierini invece delle bottigliette, 4 bicchierini sui tavoli per frotte di persone che passavano, la spugna da portarsi dietro invece che trovarne una ad ogni spugnaggio...insomma va bene che noi genovesi siamo tirati ma belin! Meno male che almeno in fondo mi avete dato la focaccia sennò vi tiravo in testa la medaglietta.
Comunque mi son divertito, avevo vicino alla partenza parenti e amici...all'arrivo no perchè erano tutti a visitare l'acquario! Solo come un camallo nella pioggia...

domenica 12 aprile 2009

Pasqua!


lunedì 30 marzo 2009

Alleluja! ^-^


..ebbene sì...ce l'ho fatta anch'io!

sabato 28 marzo 2009

Mongolfiere al vento

Un paio di settimane fa (si, si ci ho messo 15 giorni a scaricare le foto dalla macchina, lo ammetto!) c'è stato un raduno di mongolfiere da queste parti: 100 anni fa partì il quarto volo assoluto di una mongolfiera proprio da qui ed i locali ne vanno molto fieri...fosse stato almeno il primo, vabbè.


Peccato per il cielo non proprio limpido ma se fossero partite solo un paio di giorni dopo sarebbe stata una tragedia, infatti da alcuni giorni soffia un vento dalle montagne, gelido e fortissimo, non sarà bora ma secondo me poco ci manca: com'è che si chiama? Foehn? Non mi ricordo il nome esatto però quando sono in sella alla moto lo maledico in termini generici mannaggialluimannaggia!

martedì 24 febbraio 2009

Nimbus o Kayano questo è il problema (una tecnica mostruosa)

Non vi ho più tediato con i miei allenamenti podistici ma non sinifica che io abbia smesso di correre: dopo la prima mezza maratona a settembre mi sono infortunato prima ad una coscia e poi ad un polpaccio tra ottobre e novembre, ne sono uscito solo dopo gennaio e mi sono rimesso ad allenarmi seriamente tornando vicino ma non troppo alla forma che avevo cinque mesi fa.
Adesso sono in uno stato di grazia inconsueto: non ho dolori, speriamo per parecchio e non vorrei scrivere le ultime parole famose, e corro bene fino ai 20 km. E qui la grazia finisce perchè sto sperimentando la sensazione molto poco piacevole della fine della benzina: il mio serbatoio biologico, nonostante sia ben alimentato, termina le riserve ed io ogni volta mi ritrovo del tutto svuotato e mi devo fermare.
La sensazione è difficile da spiegare a chi non fa sport di endurance perchè una cosa del genere non ti capita mai giocando a calcio o sport simili, normalmente sei affaticato, stanco, spompato, distrutto ma non è la stessa cosa di aver finito il carburante! Nel caso della corsa ti ritrovi esattamente come un auto che finisce il carburante, piantato in mezzo alla strada e nemmeno dolorante o stanco ma senza benza! Tecnicamente viene chiamato "il muro" e di solito si sperimenta dopo i 30 km. Davvero difficile trovare altri esempi e anche abbastanza frustrante, d'altronde ho sperimentato ogni tipo di sofferenza in questo sport e dovevo provare anche questa: non intendo prendere "pompe" chimiche o integratori perchè voglio arrivare dove posso con le mie sole forze quindi vediamo se perseverando e magari prendendo qualche vitamina in più, oltre alle arance una compressa magari ma nulla di più, le cose cambiano.
A proposito di perseveranza in questi giorni mi sento come Michelangelo: le dovute distanze perchè io, ahimè, non ho scolpito la Pietà a 23 anni e nemmeno il David a 25, non credo di poter progettare nemmeno una cupola di carta, però il signor Buonarroti quando assunse malvolentieri il compito di dipingere la cappella Sistina, non solo non era il migliore nella tecnica dell'affresco ma era davvero mediocre (non lo dico io sia chiaro) però con la pratica e la perseveranza diventò bravissimo ed i risultati li ammiriamo tutti... devo avere una foto a proposito:


Ebbene la mia perseveranza, osservazione e pratica della corsa mi ha portato a questo: sono andato al negozio a cambiare le scarpe, credevo di dover prendere un modello che si chiama "kayano", con deciso supporto anti-pronazione (senza essere troppo tecnici, si tratta di un supporto interno all'intersuola che modifica l'appoggio del piede compensando le varie storture delle gambe come il varismo) e molto ammortizzate, invece la visita (i commessi del negozio se ne sono accorti anche a occhio nudo) ha evidenziato che non ho più bisogno di supporti!
Ebbene si, impegnandomi a chiedere lumi agli esperti, a studiare libri e pubblicazioni e soprattutto a correre (per quasi 1700 km) e anche camminare e stare fermo pensando a come dovevo appoggiare i piedi, sono arrivato a modificare l'appoggio e compensare le mie stortaggini e adesso non mi serve più l'aiuto delle scarpe.
Si tratta di una piccola soddisfazione perchè vuol dire che finora ho fatto bene e la mia tecnica di corsa è buona... e quindi mi concedo il pavoneggiamento.

Christmas Tale #4

Finiamo oggi, che siamo ormai a primavera (anche se l'inverno della piana lombarda non molla un colpo neanche a pregare, che freddo...) il racconto natalizio.
Il nostro ultimo giorno nella grande mela inizia con la sveglia che trilla di buon ora perchè è domenica e noi abbiamo un'appuntamento interessante: ultima sorpresa alla mia "pupa", prendiamo la metro ed anche l'autobus e ci immergiamo nell'atmosfera molto naif da finto degrado (finto ed orgoglioso secondo me) di Harlem, un quartiere di storiche radici afro-americane in cui ancora oggi non si vedono faccie sbiadite, of course a parte i turisti.
Oggi è domenica ed io ho usato le mie conoscenze (a dire il vero è bastata una email) per prenotare un posticino come ospite per assistere ad una funzione gospel in una delle chiese più famose del quartiere.


Arriviamo puntualissimi e ci dicono di formare una fila davanti all'entrata riservata a noi vip, quelli che vorranno entrare ad assistere senza aver chiesto il permesso saranno fatti entrare solo in un secondo momento e se ci sarà posto: questo per lo meno è quello che capisco perchè gli usceri sono tutt'altro che disposti a porgere l'altra guancia, o meglio orecchio, e sono molto sbrigativi specie nello slang e non sono disposti a lasciarmi ripetere quello che io capisco per conferma....comunque noi la fila la formiamo tanto siamo i primi, il resto degli ospiti arriva alla spicciolata dietro a noi e intanto entrano i membri della comunità.
Ci accompagnano dentro e scopiramo che più che una chiesa è un teatro, la cui platea è strettamente riservata alla comunità mentre la galleria (una parte) agli ospiti.
Che dire di una messa gospel? Piuttosto coinvolgente, il coro è una bomba ed una ragazza ha una potenza che nemmeno la giovane Witney Houston...viene da pensare a quanti cantanti bravi non emergano solo per mancanza di conoscenze, i discorsi e sermoni sono tenuti dal reverendo che si rivolge ai presenti chiamandoli per nome: la comunità è fortemente intrecciata, non solo tra i suoi membri ma anche con il quartiere e la città e qui si parla di fede e di politica insieme, ci si spinge a dare consigli ad Obama.
Insomma un grande trasporto, spesso chiaramente non disinteressato.
Io però sono arrivato con in mente una figura precisa di reverendo e di messa gospel ma temo che per trovare un reverendo Cleophus James o un astante che vede la luce urlando "la band", dovrò andare a Chicago...

Tha Blues Brothers feat James Brown, The old landmark
Let us all (All go back)
To the Old (Old landmark)
Let us all to the Old (All go back Old Landmark)
Let us stay in the service of the Lord
Jesus, ohh! (He's my Lord, oh, my Lord)
Let us preach of the Old
At the... (Hey! Hey!)
Landmark


La messa è finita e andiamo in pace...all'albergo a sistemare le valigie alla reception: l'aereo è in serata e noi bighelloniamo ancora un poco prima di partire.
Niente di particolare anche perchè siamo abbastanza stanchi; intanto ci infiliamo al Time Warner Center per mangiare e scopriamo che esiste anche in nmezzo alle griffe il supermercato con annesso ristorante di prodotti biologici.
Dopo pranzo un giro di finto shopping, nel senso che non compriamo nulla, un caffè ed un biscottone burroso con i pezzi di cioccolato da Starbucks (devo cercare la ricetta perchè è simile ad una droga e adesso lo voglio!) e poi via in Central Park.
Passiamo il pomeriggio tra Strawberry fields (ormai snaturata meta turistica ma immagino sia nata come tale) e la Bethesda fountain (d'inverno senz'acqua perde molto del suo fascino); l'inverno è talmente mite, oggi ci sono 12 gradi, che la pista di pattinaggio sul ghiaccio è tenuta fresca con non so quali macchinari ma rimane un mezzo pantano a vederlo: molto più invitanti gli hot-dog lunghi il doppio del normale...slluurrrrrpppp.


La giornata volge al termine: usciamo dal parco e ci lasciamo trasportare dalla folla per la quinta strada che sembra un fiome in piena di teste impazzite che percorrono i marciapiedi con il naso volto alle vetrine zeppe di lustrini, pajettes, borse e diamanti, orologi e modelli mezzi nudi (Abercrombie & Fitch se interessa a qualche fanciulla, invece se ai maschietti interessano le modelle-commesse la scelta è Sack's sempre sulla quinta strada).
Arriviamo fino salutare ancora una volta Times Square con le sue mille luci, poi recuperiamo valige e biglietti e via sulla metro, non prima dell'ultimo Hot-Dog!
Arrivederci a presto New York, abbiamo già nostalgia!

Jovanotti, Mezzogiorno
Caselli d'autostrada tutto il tempo si consuma
Ma Venere riappare sempre fresca dalla schiuma
La foto della scuola non mi assomiglia più
Ma i miei difetti sono tutti intatti
E ogni cicatrice è un autografo di Dio
Nessuno potrà vivere la mia vita al posto mio
Per quanto mi identifichi nel battito di un altro
Sarà sempre attraverso questo cuore
E giorno dopo giorno passeranno le stagioni
Ma resterà qualcosa in questa strada

venerdì 13 febbraio 2009

Christmas Tale #3

La terza giornata comincia con un desiderio tutto mio che faccio avverare: punto la sveglia e lascio dormire la mia metà, mi vesto con indumenti tecnici e scarpette e volo fuori dall'hotel.

Piccolo riscaldamento fino al limitare di Columbus Circle e poi via per un giro completo in Central Park!
Per un runner correre in Central Park penso non abbia davvero prezzo: sabato mattina presto sui viali del parco non ci sono turisti, solo le persone vere, i Newyorkesi che fanno sport... chi corre, chi in bici o sui pattini; qualcuno mi sorride e ci salutiamo, altri sono troppo impegnati con il loro training, altri ancora troppo matti ed io mi sento per un'ora un pesce nell'acqua: ho la sensazione che agli occhi degli altri potrei essere tranquillamente scambiato per uno di loro, uno della city che al sabato mattina "dialoga" con Central Park e per me, che da turista la cosa che mi piace di più è riuscire a non sembrare un turista o per lo meno non uno straniero, è fantastico.
Tecnicamente il percorso si snoda ad anello intorno al perimetro del parco, cosa che mi permette di godermi quasi tutti i punti famosi del luogo spaziando dal West side ad Harlem al Museum mile e via così: la strada non fa sconti e si capisce bene qui perchè Manhattan è il nome indiano che significa "Isola delle colline", infatti è un sali-scendi continuo che spezza le mie povere gambe ancora in convalescenza per gli infortuni invernali ma la gioia di correre qui cantando le strofe che passano in cuffia farebbe correre chiunque.

R.E.M. Leaving New York
You might have laughed if I told you
You might have hidden the frown
You might have succeeded in changing me
I might have been turned around
It's easier to leave than to be left behind
Leaving was never my proud
Leaving New York never easy
I saw the light fading out

Il giro termina dove era iniziato, i turisti cominciano ad affollare il parco ed io sono stanco: torno all'hotel e mi faccio una doccia rapida per uscire a fare colazione.
Decidiamo di andare a scovare una famosa pasticceria nel quartiere finanziario ed è una piccola scoperta, non solo per il locale che offre un discreto espresso succhi di frutta e brioches e dolcetti decisamente interessanti, ma anche per il quartiere di viuzze lastricate chiuse da palazzi di piccola stazza. Un ambiente confortevole e retrò nascosto dalla facciata di edifici enormi e presi d'assalto dai click dei turisti: credo che la maggior parte delle persone che frequentano Wall street non immaginino nemmeno cosa si nasconde appena dietro l'angolo.
Con la pancia piena cambiamo zona e scegliamo di girovagare per uno dei tanti mercati di strada che spuntano a giorni alterni a N.Y., forse il più famoso dei Farmer's Market quello di Union Square: ci sono bancarelle con ogni stranezza di verdura o frutta proveniente da ogni angolo del pianeta... patate a forma di banana dalla russia e perfino il nostro pane. Non oso provare ogni cosa ma mi faccio tentare da un paio di mele fresche e ci incamminiamo verso nord a zig zag tra la quinta e sesta strada presi dalle architetture dei palazzi, qui ce ne sono di strani... uno su tutti, il "Ferro da stiro".


Saltiamo sulla metro ad esplorare la zona del Mid-Town ad est e sbuchiamo alla Stazione centrale che sembra più un teatro che una stazione ferroviaria: è un enorme scambio ma soprattutto un luogo piacevole dove osservare il viavai delle persone e poi è magnificamente tenuto altro che le nostre stazioni dei treni. Immaginatevi la stazione di Roma o Milano o Bologna ma belle e pulite come un cinema di lusso, marmi e scalinate, luci ed afreschi: sul soffitto sono dipinti i segni zodiacali con lucine incastonate nel soffitto che cambiano colore.... poi la ciliegina parte! Ogni tot minuti parte uno spettacolo fatto di luci ed immagini sparate sul soffitto e sulle pareti e la stazione si trasforma in un enorme carillon con stelle filanti e giostre che girano sui muri! Insomma con questo investimento anche minimo hanno fatto di una stazione l'ennesima meta turistica... e a ragione.


La musica finisce e noi usciamo ad esplorare il quartiere con una puntatina alle porte dei grattacieli famosi... il Chrisler è il più bello e strano ma all'interno è possibile solo vederne l'atrio.
Ci spostiamo ad ovest per visitare la biblioteca pubblica che è un'altra perla della città: un edificio storico con lo stile di una biblioteca "old england" tutta in legno ma tutto in grande con stanze per la lettura infinite, scaffali chilometrici, quadri e computer: ne approfittiamo per riposare un poco seduti in una saletta a fare finta di leggere qualcosa, ma è terdi e la fame si fa sentire.
Decidiamo di spostarci nuovamente nell'East Village per pranzare in una rosticceria piuttosto famosa, ovvero il locale dove è stata girata la scena più famosa del film "Harry ti presento Sally", quella del finto orgasmo. Il posto si rivela a) più piccolo di del previso, ci saranno 10 tavoli ad esagerare ed un bancone lunghissimo dove si ordina e poi si mangia in piedi a meno di non essere tanto fortunati da trovare da sedersi b) pieno all'inverosimile quindi nonostante l'acquolina per quelle pietanze strafritte ed odorose, cattivissime per l'organismo ma tanto buoooone, decidiamo di lasciar perdere ed usciamo dopo aver letto il cartello che è appeso sopra al tavolino dove hanno girato il film ("qui è dove Sally ha conosciuto Harry, speriamo che tu prenda quello che ha preso lei").
Di nuovo fuori ed in cerca di cibo, facciamo una scoperta interessante lì vicino e di sicuro molto più salutare: per la città ci sono dei negozi, una catena, che vendono cibo biologico; un supermercato dove poter fare la spesa interamente bio associato ad una specie di self-service dove riempirsi ciotole e vassoi con cibi preparati freschi da mangiare al piano superiore. C'è di tutto e tutto molto buono; pranziamo con zuppa di lenticchie, pane e yogurt bio.
Dopo pranzo ci spostiamo a Soho per un giro tra i negozi del quartiere dello shopping: ci sono turisti che vengono solo per quello visto anche il cambio favorevole ma noi non siamo compratori intelligenti e non abbiamo l'occhio per l'affare quindi guardiamo le vetrine e la gente che compra, spostandoci nella marea umana verso il Greenwitch village; ormai si fa buio e non ci resta che girovagare ancora un poco per poi tornare in albergo.
Nel frattempo scende un nebbione, pare che addirittura gli aerei non partano: noi approfittiamo dell'atmosfera fumosa per fare un giretto nella baraonda di persone tra la Fifth Avenue ed il Rockfeller Center: è impossibile muoversi, tutti i turisti sono qui a vedere la pista di pattinaggio e la stella di swarowski come puntale dell'albero che per noi è molto pacchiana e preferiamo di gran lunga le lucine con cui hanno addobbato alcuni palazzi che sembrano giganti pacchetti regalo con fiocchetti fatti di luci.


R.E.M. All i have to do is dream
When I want you in my arms, when I want you and all your charms
Whenever I want you, all I have to do, is
Dream, dream dream dream

E' tardi e noi non abbiamo ancora cenato, in zona non ho in mente alcun locale da provare quindi decidiamo di fare un test: un paio di anni fa alloggiavamo in questa zona sulla sesta strada (hilton) e all'angolo dell'hotel c'era uno dei tanti ambulanti con il suo carrettino ma la particolarità era che a qualunque ora del giorno e della notte la fila degli avventori era di diverse decine di metri, erfino alle 5 del mattino la gente faceva la file per poter gustare quanto preparavano i ragazzotti del "barachino". In quella occasione ci siamo sempre domandati cosa ci fosse di tanto speciale in quei piatti da fare mettere in coda tanta gente; noi del resto ogni volta che passavamo pur incuriositi abbiamo evitato di perdere ore in coda.
Stasera siamo qui e non abbiamo altro da fare quindi ci mettiamo in coda, perchè dopo un paio di anni la coda è ancora lì: intanto che aspettiamo vedo gente che continua ad affluire, persone che arrivano in auto per portarsi a casa il cibo da mangiare, ragazzi che parlano entusiasti di quello che li aspetta al loro turno, volano parole come "delizioso", "incredibile", "fantastico".
Siamo sempre più curiosi ed affamati, quando tocca a noi dopo 30/40 minuti buoni prendiamo e paghiamo.
Dicevo che gli americano hanno le papille gustative fuse... no , è molto peggio! Come diavolo fanno? Dunque il piatto consiste in carne di pollo o di manzo, a scelta, insieme a riso e verdura, insomma un'insalata di pollo solo che viene condita con spezie ed una qualche salsa iper-piccante, ma il termine iper è comunque troppo poco! Non siamo gente che mangia le peperette crude ma nemmeno ci disturba il messicano... beh questo è veramente troppo, non è possibile nemmeno mangiare un boccone senza lacrimare. Il bello è che è così per tutti, infatti la prassi della gente è affogare il piatto nelle salse, maionese e katchup a volontà andando a coprire in parte l'incendio gastronomico nel piatto.
Sarebbe stato anche un buon piatto se non fosse stato così forte ma quello che proprio non capiamo è l'entusiasmo della città per queste super piccanti pietanze che vanno poi arginate con le salse.... boh
Con il dubbio e la lingua in fiamme ce ne torniamo all'albergo a dormire: domani ultimo giorno e ci aspettano ancora un paio di giretti.

mercoledì 4 febbraio 2009

Christmas Tale #2

La seconda giornata delle nostre vacanze Newyorkesi inizia di buon mattino con una ricca colazione made in Starbucks a base di cappuccino extra-large e mega muffin al cioccolato, insomma una dose di calorie sufficienti per una settimana.

Inizio ad apprezzare questi beveroni: se li prendi con le dovute cautele possono essere diverenti da ingurgitare e il mezzo litrozzo in quei bicchieroni di carta rimane bollente per almeno un'ora quindi puoi gustarti la colazione strada facendo per parecchio.
Piccola nota: gli americani hanno le papille gustative completamente sciolte! Bevono bibite con temperature vicine a quelle del nucleo fuso al centro della terra e non fanno una piega mentre io devo aspettare come minimo venti minuti per sorseggiare un the e ancora mi scotto la lingua.
Archiviata la prima - prima colazione si parte per un breve giretto nel middle west side, giusto fino alla prima fermata utile della metro perchè il mio obiettivo per la mattina è tutt'altro.
Si vola oltre l'East River per visitare Brooklyn!


Mi piace molto questo quartiere, si respira ancora un'aria autentica: in mezzo a questa gente (turisti esclusi) in questi viali con le case tutte con quello stile da film anni '50 con la scalinata che va al portone con la ghirlanda natalizia verde e rossa, il sottoscala con la cantina o il magazzino magari con tanto di nastro trasportatore per tirare fuori gli scatoloni e quello stile tipico di un periodo che sta lentamente scomparendo da tanti posti qui e in tutto il resto del paese americano. Sembra che qui sia davvero forte lo spirito di conservazione architettonico e urbanistico, spirito mescolato ad una decisa espansione verso il turismo come a volerlo contendere alle luci di Manhattan: ne deriva un quartiere di locali vivaci immmerso in atmosfera piuttosto sobria, quasi seria o solo con parvenza perbenista. Non abbiamo il tempo di indagare, dovremmo passarci molti giorni e invece dobbiamo oltretutto ritornare sui nostri passi perchè qualcuno (io) non si è accorto che la batteria della fotocamera era vicino al rosso ieri e qualcun'altro (sempre io) non ha pensato di portarsi dietro la seconda batteria. Ne è derivato un cambio di programma con ritorno in albergo a recuperare la piletta. Brooklyn ci aspetterà più tardi a chiudere il cerchio della giornata.
Dopo i vari spostamenti è ormai ora di pappa e decidiamo di sperimentare uno dei tanti posti segnalati come autentici locali made in u.s., quelli che vediamo in mille film con il bancone ed i tavolini sotto le vetrate che guardano in strada, con lo stile del vecchio fast-food (presente il locale di "happy days"?). Scegliamo un posto tra Soho e Tribeca dove si dice si mangi il miglior hamburgher ed in effetti il pezzettone di manzo è ottimo e le patatine a corredo sono adeguate: ci sarebbero anche salsine aggiuntive che evitiamo perchè non siamo abituati al peso di qusto tipo di pasto e non vogliamo esagerare... ma a pensarci adesso, che fame!
Dopo pranzo gironzoliamo per il quartiere, piuttosto famoso per i vecchi palazzi in ghisa e l'abbondanza di locali e birrerie alla moda: non sembra frequentato tanto come lo dipingono le guide turistiche, sarà l'orario o forse non attira così tanto oppure i pub famosi sono stati soppiantati da altri in altri quartieri, cosa tutt'altro che rara in questa città dove tutto evolve a velocità pazzesche. Comunque l'architettura dei palazzi è piacevole e pensare agli enormi loft, un tempo economiche soluzioni per artisti spiantati e ora lussosissimi attici di tendenza per proprietari che non immaginano nemmeno di vivere in qualche ex-magazzino o bordello, è tutto sommato divertente e noi ci godiamo questo bighellonaggio.

Frank Sinatra, The sunny side of the street
Grab your coat and snatch your hat, leave your worries on the doorstep.
Just direct your feet to the sunny side of the street.
Can't you hear that pitter pat and that happy tune in your step.
Life can be so sweet on the sunny side of the street.

Vaghiamo in direzione sud-ovest attraversando le grandi avenues e ci portiamo nel centro decisionale e costituzionale della city dominato dagli immensi edifici governativi in stile classico: il municipio, la corte suprema, la sede della polizia.... poi cambiamo ancora zona trovandoci immersi in altri stili architettonici ancora differenti.

Siamo tornati nella parte centrale dell'isola, molto a sud e sulla Broadway che lambisce il quartiere finanziario per poi attraversare a nord tutta Manhattan.
Qui si trovano un paio di splendide chiese cattoliche: una la visitammo nel nostro primo soggiorno a N.Y. mentre quella che vediamo oggi, la chiesa di St. Paul, è recentemente e tristemente diventata famosa perchè è stato il luogo della pausa pranzo delle centinaia di persone, volontari, poliziotti, vigili del fuoco, che si diedero da fare nel periodo nero più recente della città; infatti una parte della chiesa è dedicata alla memoria con targhe e messaggi e decorazioni militari e civili. In effetti quando si esce dal retro della cappella ci si ritrova nel piccolo camposanto adiacente e pochi metri più avanti svetta il vuoto della voragine lasciata al posto delle torri gemelle.
Credo sia meglio usare il sentimento dell'indifferenza perchè per noi turisti è solo una delle tante mete e forse anche per i politici è più una opportunità, o lo è stata, mentre solo per le persone che vivono e respirano qui è davvero comprensibile il dramma che hanno vissuto ed io preferisco non essere uno di quelli che passa di qui sorridendo e facendosi scattare una foto ricordo davanti al vuoto di qualcun altro.
Proseguiamo il nostro tour avvicinandoci a Battery park per una fugace passeggiata nel parco pieno di gente, un saluto a Lady Liberty che ci affianca al centro della baia ed un pensiero di ringraziamento per averla già visitata a suo tempo insieme ad Ellis Island: gran bella visita ma solo queste due mete portano via tutto il giorno a causa degli spostamenti con i traghetti e le immense code ed i controlli meticolosi più che in ogni altro posto del mondo (metal detector, body scanner, perquisizioni e getti di aria compressa contro le polveri velenose).... insomma grazie ma abbiamo già dato.
Riprendiamo la metro e torniamo la dove tutto è iniziato oggi: Brooklin ci aspetta per un ultimo giretto al calar del sole con sosta al tramonto al parchetto che si trova in mezzo tra Brooklyn Bridge ed il meno famoso ma pur sempre affascinante Manhattan Bridge.
Da qui si gode di una vista mozzafiato dello skyline e quasi dispiace che venga buio ma corriamo sul ponte per attraversare l'East River mentre lo spettacolo delle luci colorate che avvampano ci avvolge.
La passeggiata sul ponte si rivela meno faticosa del previsto: i quasi due km sono piacevoli ed il vento che viene dal mare è smorzato, quasi azzerato dall'intrico di cavi che sorreggono i piloni quindi ci godiamo le luci della città che si intensificano via via che ci avviciniamo.
Per oggi non ci rimane che tornare all'albergo... davvero? non c'è altro da fare? Ma no, ma no e qui mi gioco la mia seconda carta nascosta: dopo un riposino dico alla mia dolce metà "vestiti bene bambola che usciamo, Broadway ci aspetta!" e la porto ad un paio di isolati, proprio sulla mitica via dei teatri ed entriamo nella hall del Winter Garden Theater.


Mi aspettavo più entusiasmo, sarò solo io il romantico o sarà che la sorpresa non è stata così ben nascosta... comunque mi sincero con il personale di aver acquistato via internet i biglietti giusti e poi ci fanno accomodare.
Visto che dovevo fare il "grandeur" ho preso i posti più vicini che ho trovato e ci godiamo lo spettacolo alla grande, qualche difficoltà a capire alcune battute ma tutto sommato capiamo tutto e possiamo ridere con cognizione di causa quando è il momento.
Lo spettacolo è molto ben fatto ed ora capisco perchè questi teatri sono diventati così famosi e obiettivi per chi vuole fare l'attore negli States, dove uno spettacolo rimane in cartellone per anni e la gente lo vede anche diverse volte: l'organizzazione che traspare è perfetta in ogni dettaglio, hanno messo in piedi una macchina che andrebbe avanti anche se mancassero i protagonisti, insomma lo spettacolo regge le persone e non il contrario (direi come facciamo qui da noi). La gente canta e si diverte e noi ci lasciamo trasportare - per la cronaca a me i musical non piacciono! salvo solo "The Blues Brother's" ma quello è una potenza della natura, per il resto faccio fatica anche con Grease, ma questo è un regalo alla mia bionda quindi... però alla fine questo è piaciuto anche a me e poi a teatro è tutto un altro effetto rispetto ai film musicali in tv.

Abba, Dancing queen
You're in the mood for a dance
And when you get the chance
You are the dancing queen
Young and sweet, Only seventeen
Dancing queen
Feel the beat from the tambourine
You can dance, You can jive
Having the time of your life
See that girl, Watch that scene
Diggin' the dancing queen

La musica finisce con un gran crescendo e sappiamo già che diventerà una parte della colonna sonora che accompagnerà i ricordi questo incredibile viaggietto , le luci si spengono, gli attori ringraziano.
Ci alziamo e finiamo la giornata, stavolta sul serio, con uno spuntino veloce in un locale di fronte al teatro. Domani ci aspetta ancora una nuova New York da scoprire.

venerdì 23 gennaio 2009

Habemus data...

eh sì!!! pare che finalmente ci siamo..o meglio..ci saremo :P salvo altre catastrofi naturali o contrattempi (tipo il correlatore che non mi fa la firma -_-'')..ma se tutto va bene mi laureo! eh si!!! lo sò che pare impossibile da credersi ..ma mi laureo (e finalmente) pure io a quanto pare ahahahahahah XD la data è incerta..oscilla tra un momento non ben precisato del 25 marzo a un altrettanto momento non ben precisato del 26 marzo :P (info + precise me le daranno quanto prima...ovvero conoscendo l'organizzazione e sapendo che saremo in una marea di persone xè è l'appello + affollato di tutto l'anno direi che probabilmente me lo diranno un paio di settimane prima se proprio mi va bene XD )
x ulteriori news restate sintonizzati su questo blog :P (o sul facebook...si lo sò -_-''...sono nel tunnel anch'io ora..ma in maniera mooolto modesta ^-^ ...x ora XD ....eheheheheh dai marco vienici pure tu!!fatti contagiare! ;PPP )

giovedì 15 gennaio 2009

Christmas Tale #1

25-12-2008

Ci siamo, si parte. Un natale pazzo ci aspetta: due mesi fa un idea folle che piano piano ha preso forma tra telefonate ed email e adesso l'idea è qui in forma di sveglia che suona.
Si parte di casa la notte di natale, il primo bip-bip arriva alle tre del mattino; caffè, chiudi casa, sali in auto e via nella nebbia verso la piana varesina all'areoporto.
Passeremo il giorno di natale in volo ed in mille luoghi differenti, a pensarci è molto strano e divertente pensare di svegliarsi a natale a casa e finire la giornata dall'altra parte del mondo anche se siamo stati avvertiti da nostro nipote che passando il natale in viaggio, babbo natale non ci potrà portare i regali! Speriamo non si offenda...
Verso le 5 siamo in areoporto, sbrighiamo le pratiche (e la coda inaspettata visto l'orario) e tiriamo un po' sul peso delle valige perchè ce le accettino come bagaglio a mano; viaggiamo leggeri perchè stiamo via solo pochi giorni e non voglio rischiare di perdere i bagagli. Ore 7 pronti, partenza, via!
Come Fly with me
Weather-wise, it's such a lovely day
Just say the words and we'll beat the birds Back to Acapulco Bay It is perfect for a flying honeymoon, they say Come fly with me, let's fly, let's fly away Once I get you up there Where the air is rarefied We'll just glide Starry-eyed Once I get you up there I'll be holding you so near You may hear Angels cheer, 'cause we're together

Il primo dei due voli è solo un breve spostamento a Zurigo: apprezziamo i cioccolatini Lindtt offerti a bordo e ci divertiamo sul trenino dell'areporto che trasmette immagini dei monti svizzeri con sottofondo musicale di mucche e natura, manca solo heidi.
Partiamo per la trasvolata vera, ci aspettano 8 ore di viaggio in cui mi ripropongo di studiare meglio le cose che voglio vedere, le sorprese che devo preparare, ripassare i dialoghi salvati sull'ipod per rinfrescare il mio inglese: come non detto, le ore passano mangiando, sonnecchiando, giocando con l'ipod e guardando un film.

Atterriamo! Che emozione... non è la prima volta che siamo qui ma è sempre come la prima volta: una enorme giostra ci attende ed io ci voglio fare un bel giro.
Siamo qui, certo per festeggiare un natale diverso ed io sono felice di saltare per una volta il solito giro parentale (perchè io sono un po' Scroodge specialmente sotto le feste), e soprattutto perchè ho deciso di entusiasmare la mia compagna con una sortita stravagante, scontata forse ma davvero esagerata, con alcune sorpresine tutte per lei (più o meno ne ho programmata una ogni giorno, non molto nascoste ma speriamo facciano effetto), ma non posso certo dire che non sia un enorme piacere anche per me che fin da bambino sognavo di atterrare qui: la prima volta che ho messo piede in questo posto incredibile ho assaporato poco l'effetto che fa trovarsi in un luogo descritto in mille film dove si trova di tutto, il vero "meltin' pot" del mondo, sarà stata la fretta di fare il turista o il fatto che era solo una delle tante tappe di un viaggio negli States che ha toccato decine di mete una più incredibile dell'altra (ma questa è un'altra storia), sta di fatto che questa città, ormai è chiaro di quale si tratta, che sul momento non ho goduto a dovere mi è comunque rimasta nel cuore e mi è mancata una volta tornato a casa, quindi ora ci ritorno e voglio godermela di più.
Sbrighiamo la trafila dell'immigrazione, scambio di battute con l'addetto sul fatto che siamo una famiglia fasulla perchè non sposati e poi via a cercare la via per il trenino su binari sospesi che collega i terminals alle linee della metropolitana. Perdo molto tempo a capire che non si fa il biglietto per salire ma si paga alla fine del viaggio quando si scende per prendere la "Subway" e dopo un po' di tempo lo perdiamo scendendo dalla metro perchè la mia bella patisce un po' le ore di aereo; il viaggio in metropolitana alla fine dura almeno un'ora, usciamo a rivedere la luce del pomeriggio a pochi passi dal nostro albergo e decidiamo subito come passare i primi minuti nella grande mela. Subito due hot dog da un ambulante...aaahhh che meraviglia! Mangiamo in mezzo alla folla nell'enorme rotonda di Columbus Circle e mi sento a casa: milioni di anime, troppi turisti e qualche indigeno, le ombre degli alberi di Central Park, della statua di Cristoforo appollaiato sulla sua colonna, dei grattacieli che ci abbracciano...
Basta con i sentimentalismi, trasciniamo i trolleys per qualche isolato e vediamo di sistemarci in hotel, cosa peraltro non tanto immediata: arrivati alla reception scopro con stupore che non ci accettano la carta di credito (postepay), cosa mai successa prima a New York e in nessun altro paese dell'America. Stupito e anche un po' inc****ato esco alla ricerca di un Atm, Automatic teller machine - la versione u.s. del bancomat, ma le banche ormai sono chiuse e le macchine all'interno dei negozi (ci sono Atm praticamente ovunque anche nei negozi di fiori) hanno un limite per noi stranieri di 100 dollars per day, quindi non mi rimane che tornare in hotel e convincerli che la mia carta di credito mi da credito: troviamo l'accordo! loro si fidano di me quel tanto che basta da verificare che la carta sia ok e nel frattempo gli lascio una cauzione cash che mi restituiranno insieme al passaporto quando lascerò l'albergo. Per ripagarci del patema ci danno un "upgrade" di camera: adesso che la vedo mi domando come sarebbe stata la camera non upgradata! Piccola nota: gli alberghi di new york sono tutti puliti ma le stanze che non si trovano in grandi alberghi costosi, di solito sono in formato mignon. Per intenderci in questa non c'è un armadio perchè non ci sta ed in bagno per farci stare una doccia grande (anche troppo) hanno messo un lavandino delle dimensioni di un francobollo; ma non importa, quello che conta è la posizione strategica con tutto a portata di mano.

Beh siamo qui, sono le quattro locali, che si fa per oggi? E qui mi gioco il mio primo asso e faccio "beh, andiamo all'"Empire" e vediamo se non c'è troppa coda".
Ora per chi non lo sapesse, salire sull'Empire State Building in un giorno qualsiasi di un periodo qualsiasi ad un'ora qualsiasi significa farsi almeno 1 ora di coda per arrivare alla biglietteria, farsi altre 2 ore di coda per raggiungere poi la security line (perquisizione e metal detector come ormai ovunque in Usa), quindi farsi un'altra se non due ore di coda per arivare al primo degli ascensori che vi portano all'80° piano del grattacielo, poi c'è da prendere un secondo ascensore per arrivare alla terrazza sull'86° piano: la prima volta qui abbiamo visto la prima coda che faceva il giro di tutto l'isolato prima di arrivare al primo portone e abbiamo rinunciato.
Ma stavolta ho fatto i compiti ed ho letto su internet prima e telefonato poi per farmi spiegare che esiste un biglietto che si acquista comodamente e costa circa il doppio del normale pass ma da l'impagabile diritto ad entrare per primo! Capisci? Tu mostri il tuo pass ad ogni singolo inizio di una coda e vieni magicamente messo davanti a tutti: è da provare, ve lo garantisco.
Ormai nel tragitto per arrivare sotto l'Empire la mia signora ha già capito tutto quindi le carte sono scoperte. Arriviamo sul posto e chiedo subito come funziona il gioco ed un uscere mi dice di entrare da una porta laterale che mi porta davanti alla prima coda dove un secondo uscere mi fa passare avanti sulla scala mobile che sale al primo piano e qui chiedo al terzo uscere che vedo che addirittura ci prende per mano e ci accompagna in mezzo alla folla fino ad un corridoio delimitato dai cordoni e ci dice "andate di qui": è imbarazzante e al tempo stesso esaltante andare a passo spedito in linea retta a fianco al serpentone di gente in coda ad attendere. Arriviamo davanti agli omoni della sicurezza che hanno già capito tutto e ci fanno passare velcemente sotto ai controlli e ci indicano la via "privata per arrivare da dietro" alla coda per gli ascensori e li mostrando il nostro pass all'inserviente veniamo fatti accomodare in ascensore al posto di quelli che sono lì da ore e ci guardano stupiti, che vergogna...
Stesso discorso più in alto e adesso siamo arrivati, usciamo sulla terrazza in mezzo alla marea di persone che si guardano intorno e capiamo che la via dei privilegiati paganti per arrivare in "cima alla collina" proprio mentre arriva il tramonto e la città inizia ad accendersi ai nostri piedi non ha prezzo, come recita la reclame.
Siamo in cima al mondo!
Theme From New York, New York
I wanna wake up in a city that doesn't sleep And find I'm king of the hill - top of the heap These LITTLE town blues, are melting away I'll make a brand new start of it - in old New York If i can make it there, I'll make it anywhere It's up to you - New York, New York

Non ci sono davvero parole, ti senti il re che guarda il proprio regno che impercettibilmente accende milioni di luci come a dirti che il buio qui non esisterà mai!


Qui può succedere tutto e noi siamo estasiati.
A malincuore dopo un tempo infinito scendiamo di nuovo 90 piani più in basso per concludere la giornata con quattro passi, un altro hot dog (io) ed una bevanda calda dopo i bagordi culinari in aereo, pronti per riposarci per l'indomani.

sabato 10 gennaio 2009

Chi ben comincia

Come inizio di anno non c'è davvero male! Dopo i primi giorni passati ancora a poltrire sotto le coperte ecco che arriva la befana che "tutte le feste si porta via" peccato che lascia il ricordino di una nevicata record: ora è abitudine dire "record" o "esagerata", di certo non inaspettata e poi non siamo mica al mare! Maledetti uomine del comune ma non avete visto le previsioni? non avete comprato nemmeno un chilo di sale! ma come siete messi?


Bella la neve ma in montagna, qui è solo bella mentre cade, dopo è una rogna, un pantano, una schifezza.


Ed io spalando la rampa del box mi sono anche fatto male alla schiena e adesso son tre giorni che bestemmio come un turco contro me stesso ed il mio corpo che non collabora: addio corsa (di nuovo) e feeling da novantenne.
GRRRRRRR!!!