La seconda giornata delle nostre vacanze Newyorkesi inizia di buon mattino con una ricca colazione made in Starbucks a base di cappuccino extra-large e mega muffin al cioccolato, insomma una dose di calorie sufficienti per una settimana.
Inizio ad apprezzare questi beveroni: se li prendi con le dovute cautele possono essere diverenti da ingurgitare e il mezzo litrozzo in quei bicchieroni di carta rimane bollente per almeno un'ora quindi puoi gustarti la colazione strada facendo per parecchio.
Piccola nota: gli americani hanno le papille gustative completamente sciolte! Bevono bibite con temperature vicine a quelle del nucleo fuso al centro della terra e non fanno una piega mentre io devo aspettare come minimo venti minuti per sorseggiare un the e ancora mi scotto la lingua.
Archiviata la prima - prima colazione si parte per un breve giretto nel middle west side, giusto fino alla prima fermata utile della metro perchè il mio obiettivo per la mattina è tutt'altro.
Si vola oltre l'East River per visitare Brooklyn!
Mi piace molto questo quartiere, si respira ancora un'aria autentica: in mezzo a questa gente (turisti esclusi) in questi viali con le case tutte con quello stile da film anni '50 con la scalinata che va al portone con la ghirlanda natalizia verde e rossa, il sottoscala con la cantina o il magazzino magari con tanto di nastro trasportatore per tirare fuori gli scatoloni e quello stile tipico di un periodo che sta lentamente scomparendo da tanti posti qui e in tutto il resto del paese americano. Sembra che qui sia davvero forte lo spirito di conservazione architettonico e urbanistico, spirito mescolato ad una decisa espansione verso il turismo come a volerlo contendere alle luci di Manhattan: ne deriva un quartiere di locali vivaci immmerso in atmosfera piuttosto sobria, quasi seria o solo con parvenza perbenista. Non abbiamo il tempo di indagare, dovremmo passarci molti giorni e invece dobbiamo oltretutto ritornare sui nostri passi perchè qualcuno (io) non si è accorto che la batteria della fotocamera era vicino al rosso ieri e qualcun'altro (sempre io) non ha pensato di portarsi dietro la seconda batteria. Ne è derivato un cambio di programma con ritorno in albergo a recuperare la piletta. Brooklyn ci aspetterà più tardi a chiudere il cerchio della giornata.
Dopo i vari spostamenti è ormai ora di pappa e decidiamo di sperimentare uno dei tanti posti segnalati come autentici locali made in u.s., quelli che vediamo in mille film con il bancone ed i tavolini sotto le vetrate che guardano in strada, con lo stile del vecchio fast-food (presente il locale di "happy days"?). Scegliamo un posto tra Soho e Tribeca dove si dice si mangi il miglior hamburgher ed in effetti il pezzettone di manzo è ottimo e le patatine a corredo sono adeguate: ci sarebbero anche salsine aggiuntive che evitiamo perchè non siamo abituati al peso di qusto tipo di pasto e non vogliamo esagerare... ma a pensarci adesso, che fame!
Dopo pranzo gironzoliamo per il quartiere, piuttosto famoso per i vecchi palazzi in ghisa e l'abbondanza di locali e birrerie alla moda: non sembra frequentato tanto come lo dipingono le guide turistiche, sarà l'orario o forse non attira così tanto oppure i pub famosi sono stati soppiantati da altri in altri quartieri, cosa tutt'altro che rara in questa città dove tutto evolve a velocità pazzesche. Comunque l'architettura dei palazzi è piacevole e pensare agli enormi loft, un tempo economiche soluzioni per artisti spiantati e ora lussosissimi attici di tendenza per proprietari che non immaginano nemmeno di vivere in qualche ex-magazzino o bordello, è tutto sommato divertente e noi ci godiamo questo bighellonaggio.
Frank Sinatra, The sunny side of the street
Grab your coat and snatch your hat, leave your worries on the doorstep.
Just direct your feet to the sunny side of the street.
Can't you hear that pitter pat and that happy tune in your step.
Life can be so sweet on the sunny side of the street.
Vaghiamo in direzione sud-ovest attraversando le grandi avenues e ci portiamo nel centro decisionale e costituzionale della city dominato dagli immensi edifici governativi in stile classico: il municipio, la corte suprema, la sede della polizia.... poi cambiamo ancora zona trovandoci immersi in altri stili architettonici ancora differenti.
Siamo tornati nella parte centrale dell'isola, molto a sud e sulla Broadway che lambisce il quartiere finanziario per poi attraversare a nord tutta Manhattan.
Qui si trovano un paio di splendide chiese cattoliche: una la visitammo nel nostro primo soggiorno a N.Y. mentre quella che vediamo oggi, la chiesa di St. Paul, è recentemente e tristemente diventata famosa perchè è stato il luogo della pausa pranzo delle centinaia di persone, volontari, poliziotti, vigili del fuoco, che si diedero da fare nel periodo nero più recente della città; infatti una parte della chiesa è dedicata alla memoria con targhe e messaggi e decorazioni militari e civili. In effetti quando si esce dal retro della cappella ci si ritrova nel piccolo camposanto adiacente e pochi metri più avanti svetta il vuoto della voragine lasciata al posto delle torri gemelle.
Credo sia meglio usare il sentimento dell'indifferenza perchè per noi turisti è solo una delle tante mete e forse anche per i politici è più una opportunità, o lo è stata, mentre solo per le persone che vivono e respirano qui è davvero comprensibile il dramma che hanno vissuto ed io preferisco non essere uno di quelli che passa di qui sorridendo e facendosi scattare una foto ricordo davanti al vuoto di qualcun altro.
Proseguiamo il nostro tour avvicinandoci a Battery park per una fugace passeggiata nel parco pieno di gente, un saluto a Lady Liberty che ci affianca al centro della baia ed un pensiero di ringraziamento per averla già visitata a suo tempo insieme ad Ellis Island: gran bella visita ma solo queste due mete portano via tutto il giorno a causa degli spostamenti con i traghetti e le immense code ed i controlli meticolosi più che in ogni altro posto del mondo (metal detector, body scanner, perquisizioni e getti di aria compressa contro le polveri velenose).... insomma grazie ma abbiamo già dato.
Riprendiamo la metro e torniamo la dove tutto è iniziato oggi: Brooklin ci aspetta per un ultimo giretto al calar del sole con sosta al tramonto al parchetto che si trova in mezzo tra Brooklyn Bridge ed il meno famoso ma pur sempre affascinante Manhattan Bridge.
Da qui si gode di una vista mozzafiato dello skyline e quasi dispiace che venga buio ma corriamo sul ponte per attraversare l'East River mentre lo spettacolo delle luci colorate che avvampano ci avvolge.
La passeggiata sul ponte si rivela meno faticosa del previsto: i quasi due km sono piacevoli ed il vento che viene dal mare è smorzato, quasi azzerato dall'intrico di cavi che sorreggono i piloni quindi ci godiamo le luci della città che si intensificano via via che ci avviciniamo.
Per oggi non ci rimane che tornare all'albergo... davvero? non c'è altro da fare? Ma no, ma no e qui mi gioco la mia seconda carta nascosta: dopo un riposino dico alla mia dolce metà "vestiti bene bambola che usciamo, Broadway ci aspetta!" e la porto ad un paio di isolati, proprio sulla mitica via dei teatri ed entriamo nella hall del Winter Garden Theater.
Mi aspettavo più entusiasmo, sarò solo io il romantico o sarà che la sorpresa non è stata così ben nascosta... comunque mi sincero con il personale di aver acquistato via internet i biglietti giusti e poi ci fanno accomodare.
Visto che dovevo fare il "grandeur" ho preso i posti più vicini che ho trovato e ci godiamo lo spettacolo alla grande, qualche difficoltà a capire alcune battute ma tutto sommato capiamo tutto e possiamo ridere con cognizione di causa quando è il momento.
Lo spettacolo è molto ben fatto ed ora capisco perchè questi teatri sono diventati così famosi e obiettivi per chi vuole fare l'attore negli States, dove uno spettacolo rimane in cartellone per anni e la gente lo vede anche diverse volte: l'organizzazione che traspare è perfetta in ogni dettaglio, hanno messo in piedi una macchina che andrebbe avanti anche se mancassero i protagonisti, insomma lo spettacolo regge le persone e non il contrario (direi come facciamo qui da noi). La gente canta e si diverte e noi ci lasciamo trasportare - per la cronaca a me i musical non piacciono! salvo solo "The Blues Brother's" ma quello è una potenza della natura, per il resto faccio fatica anche con Grease, ma questo è un regalo alla mia bionda quindi... però alla fine questo è piaciuto anche a me e poi a teatro è tutto un altro effetto rispetto ai film musicali in tv.
Abba, Dancing queen
You're in the mood for a dance
And when you get the chance
You are the dancing queen
Young and sweet, Only seventeen
Dancing queen
Feel the beat from the tambourine
You can dance, You can jive
Having the time of your life
See that girl, Watch that scene
Diggin' the dancing queen
La musica finisce con un gran crescendo e sappiamo già che diventerà una parte della colonna sonora che accompagnerà i ricordi questo incredibile viaggietto , le luci si spengono, gli attori ringraziano.
Ci alziamo e finiamo la giornata, stavolta sul serio, con uno spuntino veloce in un locale di fronte al teatro. Domani ci aspetta ancora una nuova New York da scoprire.